domenica 28 febbraio 2010

La giostra del 2009



Il fiorellino mi mostra un vecchio biglietto di una giostra.

"Che cos'hai in mano?" Le chiedo.

"E' un biglietto delle giostre. Ma adesso non possiamo usarlo." Mi guarda con l'aria un po' triste.

"E cosa ne facciamo di questo biglietto?"

"Lo teniamo?" Dice pensosa.

"Ma è scaduto" dico io "è del 2009. Ora siamo nel 2010. Prima c'era il 2008, poi il 2009, e ora è il 2010."

"Si ma poi torna."

"Cosa?"

"Il 2009. Poi torna. Anche novembre torna."

sabato 27 febbraio 2010

La maturazione del genitore.

Venerdì sera io e Hulko siamo andati a cena con le mie amiche e le loro figlie, 7 donne di tutte le taglie e i colori e 1 maschietto taglia grande. Loro le vedo tutti i giorni da vent'anni a questa parte, con un solo intervallo di qualche anno in cui non abbiamo collaborato con la stessa azienda. Ci siamo conosciute da ragazze quando ancora eravamo noi a dare qualche grattacapo ai nostri genitori. Nel frattempo siamo diventate grandi e mamme. Era da molto che non uscivamo tutti insieme e così mi ero persa la trasformazione in teenager di una di loro e con essa la trasformazione dell'esser genitore della mia amica. Si deve cambiare con loro. Non puoi rapportarti come hai imparato a fare quando sono nati, o li hai incontrati per la prima volta, loro crescono e tu devi crescere con loro. Cambiano. La situazione mi ha lasciato perplessa e un filo preoccupata. Ho visto la sfida e la ribellione negli occhi di entrambe al tavolo. Non ero pronta, io il mio quotidiano ce l'ho ancora con un ottenne, senza uscite da solo, senza cellulare, senza internet e senza i cosmetici.
"Mamma io mi voglio truccare e domani è il mio 13° compleanno, me lo avevi promesso!"
Lei magrissima e imbronciata le lancia un altro sguardo duro e spietato, la madre arrabbiata ma stanca e un filo rassegnata le risponde,
"Ah sì? e vediamo come vorresti truccarti?"
con lo sguardo fa un giro di tavolo e risponde soddisfatta,
"Come lei."
Già come me che ovviamente passando l'ombretto v-i-o-l-a sulle palpebre e il contorno occhi verde bottiglia preparandomi per la serata mai avrei pensato di scatenare un simile putiferio, chiamata in causa mi sono sentita di voler intervenire ma davvero non sono certa di aver minimamente giocato a favore della ragione,
"Ma io mi trucco perché sono 'vecchietta' ormai, un viso giovane è veramente più bello al naturale, è più fresco. Credimi non mi truccavo alla tua età."
In realtà non lo ricordo ma non sono neanche sicura che mi abbia ascoltata fino alla fine. Sono rimasta spesso senza parole durante il resto della cena, catturata da questa relazione e dallo scontro più o meno rumoroso che si stava svolgendo fra le due. Uno spaccato di qualcosa nato chissà dove e chissà quando che sfocerà in qualcosa di altrettanto ignoto nella portata.
Sono sempre più convinta che quando decidi di diventare genitore non lo puoi fare con consapevolezza, è un po' come quando a 5 anni decidi di voler fare l'astronauta, nemmeno immagini che fra le tante cose dovrai rinunciare alla forza di gravità.

venerdì 26 febbraio 2010

cappuccetto rosso



Cappuccetto rosso, vieni, vieni qua
Se ti vede il lupo ti mangerà
Io non ho paura perché devo andare
Dalla mia nonnina che mi aspetta già
Questa focaccia le devo portare
Perché poverina sta tanto male
Cappuccetto rosso vieni, vieni qua
Se ti vede il lupo ti mangerà


L'illustrazione (acrilico su cartone grezzo) è di LICE!
http://lindelebile.blogspot.com/

giovedì 25 febbraio 2010

faccio cose vedo gente, ovvero la mia giornata.

">
Questo 25 febbraio 2010 l'ho trascorso in uno strano ed emozionante via vai tra passato e presente. Ho incontrato, in occasioni e momenti diversi persone, ben quattro persone, che hanno fatto parte della mia vita circa 9 se non 10 anni fa. E quasi tutte e quattro non le vedevo da allora. La vita è strana! (già stata detta questa, immagino...).
Di questi quattro incontri solo uno era voluto, organizzato e anche un po' sudato... ;-) Alla fine siamo riuscite a goderci queste quasi due ore di caffè e parole, ma assicuro non è stato affatto facile prendere appuntamento con la mamma di una dolce e briosa ragazzina, di due energici bambini nonché moglie raggiante e soprattutto donna dinamica e operosa. Non per niente è semplicemente la mia maestra di vita ;)
Poi da lì... boh! Il caso, il girare, le coincidenze... mi hanno fatto incontrare gente, emozioni e tanti ricordi (presa dal trasporto tendo a esagerare, sono una donna senza memoria di conseguenza senza passato, quindi direi che 'ricordi' da solo è più onesto). Potrei raccontare di un viaggio a Parigi, di un lavoro stimolante e di uno che ho tanto detestato, di una giacca rossa e di una ragazza di trent'anni che poco ha a che fare con la donna che sono diventata e di come tutto questo c'entra con le quattro persone che oggi ho incontrato. Ma il passato è solo un momento che fugge via anche quando lo incontri nel presente.

mercoledì 24 febbraio 2010

pausa caffe'

Il cervello lavora meglio con la pausa caffe'
Favorisce il lavoro, lo studio e la memorizzazione
29 gennaio, 20:31

ROMA - Le pause aiutano a lavorare meglio; il break per il caffé, anche solo per pochi minuti, la pausa pranzo, o in generale tutte le piccole pause che si riesce a prendere nel corso dell'attività lavorativa o di studio, favoriscono l'apprendimento e la memorizzazione di ciò che si è appena incamerato nel cervello. Lo dimostra uno studio coordinato da Lila Davachi e condotto da Arielle Tambini, del dipartimento di Psicologia della New York University.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Neuron, svela un altro tassello del misterioso processo con cui formiamo i ricordi. Numerosi lavori scientifici hanno ormai confermato la teoria secondo cui il sonno è il momento in cui il cervello fa ordine e rielabora tutte le informazioni incamerate durante il giorno, consolidando il ricordo di eventi o fatti importanti che resteranno quindi incisi nella memoria, ed eliminando le informazioni superflue, facendo una sorta di 'potatura' delle sinapsi in cui queste informazioni sono state temporaneamente sistemate.

Ma alla luce di questo studio sembra proprio che non solo la lunga pausa notturna ma anche le piccole pause quotidiane, quando cioé si lascia riposare il cervello anche solo per pochi minuti, il tempo di un caffé tra una riunione e l'altra, o tra una lezione e la successiva, vanno a beneficio della sua funzionalità e in particolar modo della memoria.
E' emerso che nel corso della pausa le aree dell'ippocampo e della corteccia si accendono nuovamente anche se con intensità di attivazione variabile da persona a persone e tanto più intensamente queste aree si riattivano durante la pausa, tanto maggiore sarà la performance mnemonica della persona. "Il cervello lavora per la persona mentre quest'ultima si riposa, quindi il riposo è importante per le funzioni cognitive" conclude Davachi; prendersi una pausa caffé dopo una lezione o dopo ore di lavoro può veramente aiutare a fare ordine e ricordare ciò che si è appreso.



Questo l'ho rubato in sala ristoro nella mia azienda, è un sondaggio di gradimento della nuova miscela del distributore automatico, a testimonianza del fatto che durante la pausa caffè "...si lascia riposare il cervello..."

martedì 23 febbraio 2010

Post dieta.


le briciole delle chiacchere nella scollatura prendono velocità in caduta libera fino allo schianto sulla morbida curva del non-punto vita


la foto è di cacciaramarri

lunedì 22 febbraio 2010

A teatro con MammaFiore, MammaFavola




Vorrei danzar con te, la notte e il di così e stringerti a me.
Vorrei cantar con te, vorrei sognar con te perché sei tu l’amor…

Al solito ci siamo lasciate travolgere anche dalla tempesta dei sentimenti.

un messaggio per il futuro



Un nuovo anno è appena cominciato, con il suo carico di speranze e di buoni propositi. Un anno che passerà inesorabile e veloce, senza darci il tempo di fermarci a riflettere. Sul nostro futuro, di mamme, di donne. Sui nostri sogni, da una vacanza al sole a un mondo più vivibile. Sul futuro dei nostri figli, nativi digitali e già esperti di quelle nuove tecnologie che sempre più definiranno il nostro modo di essere e di vivere.

Prendetevi il tempo per “fermare il tempo” e guardare avanti.

Armatevi di videocamera e mandateci il vostro videomessaggio, inserendolo nel canale dedicato: sarà un modo per tracciare un ritratto di quello che le mamme vogliono per il 2010 (e 2011 e 2012 e 2013...) e per partecipare al nostro fantastico concorso. Una giuria, infatti, selezionerà tra tutti i contenuti multimediali e video che perverranno entro il 1 marzo 2010, un primo classificato che vincerà un soggiorno di una settimana per due persone offerto da VeraTour e altri 10 classificati che riceveranno ciascuno uno stupendo zainetto Gioco e Imparo offerti da Didael.
Raccogliete le idee e lanciate il vostro messaggio: avete tempo fino al 1 marzo.

Il regolamento completo del concorso è disponibile qui in formato pdf.



http://blog.mammenellarete.it/slider/un-messaggio-per-il-futuro/
Canale per il concorso: un messaggio per il futuro
www.mammenellarete.it



mammYX al momcamp


Si ringrazia per la foto Emiliano Di Giorgio

domenica 21 febbraio 2010

Volo via




Datemi una bolla.
Datemi pareti sottili e trasparenti, leggerezza di volo, viaggi sul vento.
Fatemi viaggiare insieme ai petali delle margherite e ai pollini starnutini.
Fatemi godere il sole sopra alle nuvole, sopra alla nebbia, sopra alla polvere fango sporcizia.
Fatemi vedere le stelle da vicino, fatemi spaventare i pettirossi, fatemi ridereridereridere.
Fatemi dimenticare tutto.
Datemi brezza fresca e sole caldo.
Fatemi tornare al giardino dell’asilo, bimbi che ridono, 4 anni, bolle che volano.
Lasciatemi andare, così.


Pinkmartina e il suo blog da cui ho rubato! :-D

Questa dolcissima foto è di shamballah

sabato 20 febbraio 2010

Le golose

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!

Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.

C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.

L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.

un’altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!

Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!

L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare

sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.

Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,

di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
o sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!

Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.

C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.

L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.

un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!

Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall'altra parte!

L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare

sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.

Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,

di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!

Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,

o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.



Guido Gozzano. Le golose, Poesie sparse.

"Perché io valgo."

Cambiano le mode, cambiano i modi. Una volta ognuno aveva il proprio spazio, adesso c'è la condivisione coatta, l'open space. Niente dita nel naso, niente piedi fuori dalle scarpe, niente segreti per nessuno. La mia postazione è lato corridoio, terza di una fila di tre scrivanie, alle spalle la parete di mobili-raccogli-faldoni polverosi e ingialliti che nessuno è più in grado di dire cosa contengano. Il bello di questi spazi aperti è che hai sempre compagnia anche quando di tuo non l'andresti a cercare il che rende tutto più facile, non sei obbligato a parlare se non ne hai voglia, il tuo interlocutore troverà presto nel tuo vicino di scrivania un ascoltatore più attento e allo stesso tempo hai sempre qualcuno a cui poter rivolgere un sorriso con gli occhi, oltre il divisorio qualora ne sentissi il bisogno.
Ci sono giorni in cui non passa quasi nessuno alle mie spalle e ce ne sono altri in cui c'è persino traffico e devo star attenta a far manovra con la sedia. Ieri è stata una giornata distesa, nonostante la pioggia e il cielo carico di disillusioni per il week end carnevalesco, e di gente ne è passata molta. In tanti mi hanno sprimacciato i capelli, da dietro, rallentando l'incedere, senza fermarsi. In segno di saluto. Di partecipazione. Di intimità. Di buon auspicio. Non saprei forse erano più ricci del solito, più ospitali, più invitanti per un gesto propiziatorio di poco più frivolo dei classici.

venerdì 19 febbraio 2010

...non sempre tutto è come sembra...

“Ti voglio raccontare una storia”, disse Zedka. “Un potente stregone, con l’intento di distruggere un regno, versò una pozione magica nel pozzo dove bevevano tutti i sudditi. Chiunque avesse toccato quell’acqua, sarebbe diventato matto.
Il mattino seguente, l’intera popolazione andò al pozzo per bere. Tutti impazzirono, tranne il Re, che possedeva un pozzo privato per sé e per la famiglia, al quale lo stregone non era riuscito ad arrivare. Preoccupato, il sovrano tentò di esercitare la propria autorità sulla popolazione, promulgando una serie di leggi per la sicurezza e la salute pubblica. I poliziotti e gli ispettori, che avevano bevuto l’acqua avvelenata, trovarono assurde le decisioni reali e decisero di non rispettarle.
Quando gli abitanti del regno appresero il testo dei decreti, si convinsero che il sovrano fosse impazzito, e che pertanto ordinasse cose prive di senso. Urlando, si recarono al castello, chiedendo l’abdicazione.
Disperato, il Re si dichiarò pronto a lasciare il trono, ma la regina glielo impedì, suggerendogli: 'Andiamo alla fonte e beviamo quell’acqua. In tal modo, saremo uguali a loro'. E così fecero: il Re e la regina bevvero l’acqua della follia e presero immediatamente a dire cose prive di senso.
Nel frattempo, i sudditi si pentirono: adesso che il Re dimostrava tanta saggezza, perché non consentirgli di continuare a governare?
La calma regnò nuovamente nel paese, anche se i suoi abitanti si comportavano in maniera del tutto diversa dai loro vicini. E così il Re poté governare sino alla fine dei suoi giorni.

‘[...] Sai cosa c'è, al di là dei muri di cinta di Villete?’ – ‘Gente che ha bevuto nel medesimo pozzo’.
Proprio così,’ disse Zedka. ‘Pensano di essere normali, perché tutti fanno le stesse cose [...]’ ".

Paolo Coelho

giovedì 18 febbraio 2010

Incipriarsi il naso.

Da questa sera potrei avere un lettore in più. Magari per un unico accesso al blog. Mi chiedo cosa penserà. Di me. Arriverà a scoprirmi attraverso quello che scrivo. Sarà troppo? Sarà abbastanza? Sono intimidita ma nello stesso tempo eccitata, vorrei cercare nel caos i momenti migliori che ho raccontato e raccoglierli per lui. Un po' come andare a mettersi il vestito migliore per aspettarlo poi elegante e sorridente in salotto.

martedì 16 febbraio 2010

Leggere, leggere, leggere! (è un'iniziativa che sa di buono...)


Sono un po’ emozionato nello scrivere questo articolo, perché so già quello che vi sto per dire (strano!). E quello che vi sto per dire, o meglio proporre, è un’iniziativa che mi affascina tantissimo. Ho sempre letto, ma ultimamente (nell’ultimo anno circa) ho sentito il bisogno di possedere i libri che leggevo e di fare un percorso intelligente. Perché, sì è vero che qualunque cosa in qualche modo ti fa crescere, ma è anche vero che il tempo è limitato e che quindi per forza occorre imparare ad amministrarlo facendo scelte mirate. Io quindi mi sono fatto consigliare un po’ di libri e pian piano ho cominciato a delineare i miei gusti, non tralasciando comunque l’occasione di provare qualcosa di nuovo.

Ciò mi sta dando molte soddisfazioni, basti pensare che ad oggi, dall’inizio dell’anno, mi sono (caduta dialettale!) ho già letto 9 libri. E nessuno di loro mi ha deluso. Tutti mi hanno lasciato un’esperienza bella dentro che mi fa sentire meglio. Bene e questo è il punto uno.

Il punto due è il seguente: molto semplicemente, la maggior parte delle persone non legge. Cavoli loro verrebbe da dire. E invece no. Se in un anno oltre la metà degli italiani non ha aperto un libro (dati riferiti al 2005, oggi la situazione è un po’ migliorata), c’è da preoccuparsi, perché ciò è indice di scarsa cultura e la scarsa cultura è indice di arretratezza mentale e…

Molti “è indice di” dopo…

…e ciò non fa che renderci le solite stupide capre che eleggono capre un pelo più furbe. Quindi che l’accettiate o meno, leggere è indice di intelligenza. Prendetela per superbia, prendetela come vi pare, ma il fatto è questo e il fatto è la cosa più ostinata del mondo. In un paese che sta bene le persone leggono, scrivono, ascoltano musica, si divertono e guardano film che abbiano una decenza. Questo è il punto due.

L’ultimo punto, nonché il terzo riguarda l’autobus che prendo ogni mattina. Ebbene sì. La cosa che mi inquieta molto è la surreale lontananza di persone fisicamente vicine. Ci saranno persone che (pendolariando da anni) vedo ormai da tempi infiniti a cui non ho mai rivolto parola e viceversa. E’ triste vedere come si può passare un’ora in un treno senza rivolgere parola a nessuno (sì sì, lo faccio anche io!). Com’è che accade ciò? Beh, la mia personale teoria dell’estraniamento routinario narra di una consuetudine che porta a creare uno scudo di serietà tra noi e il nostro prossimo. Tante volte infatti succede di rompere il ghiaccio proprio quando qualcuno rompe fisicamente il ghiaccio, rovinandoci sopra e provocando ilari risa tra due sconosciuti. E dobbiamo allora spaccarci una gamba per fare amicizia?

Bene, sommando questi tre apparentemente sconnessi punti, si ottiene la mia proposta. Non fare del male, non vuol dire fare del bene. Non uccidere qualcuno, non vuol dire curarlo. Volere bene a qualcuno, non significa fare il suo bene. Esigere rispetto, non vuol dire meritare rispetto. Occorre qualcosa di concreto, un gesto all’apparenza piccolo, ma dentro molto forte. Una piccola azione concreta che scalfisca un po’ quella stramaledetta scusa che ci porta spesso a dire “Sì, ma ci sono i bambini che muoiono di fame in Africa, a che serve fare questo?”. Bene, bimbi dell’africa, ci stiamo attrezzando, ma prima di arrivare da voi dobbiamo fare tanti piccoli scalini, perché ora come ora non siamo in grado di aiutarvi. Dobbiamo diventare persone migliori e non lo si diventa da un giorno ad un altro, ma (leggere in crescendo) cazzo, fate un cavolo di piccolo passo che poi gli altri verranno da soli.

Il 26 marzo 2010 ognuno di voi avrà in mano un libro, una storia che considera bella, dei personaggi che ha amato. Avrà ciò in mano, nella propria borsa o dove volete. Il 26 marzo 2010 voi prenderete questo libro e lo regalerete ad una persona a cui non avete mai parlato. Sì, proprio uno di quelli che vedete tutti i giorni. Alzerete il vostro culo, schiarirete la vostra voce e metterete qualsivoglia infondata vergogna da un’altra parte. Prenderete quest’infuso di rivoluzione e lo donerete ad un vostro compagno. Lo guarderete negli occhi e sorriderete.

Perché lo stesso giorno? Perché tutti assieme? Perché saltare da soli è innocuo, ma farlo assieme a milioni di persone può far tremare la terra. Ho bisogno del vostro aiuto. Ho bisogno che diffondiate questo messaggio. Ho bisogno che condividiate quest’evento dovunque. Ho bisogno che trasmettiate agli altri l’importanza di questo gesto. Ho bisogno che voi siate i primi a capire cosa c’è dietro. Ho bisogno che la fiamma si accenda oggi e arda fino a quella data. Ho bisogno di un segnale di vita da parte di tutti. Non voglio credere che uno stupidissimo film di natale o un’ignorante tettona possa attirare e smuovere più gambe di questo messaggio. Voglio avere fiducia. Voglio credere che la cultura possa ancora sconfiggere l’ignoranza. Voglio credere che sotto i colori di ogni partito ci siano ancora persone. Voglio credere che ogni sconosciuto desideri fare amicizia con voi.

Qua trovate il gruppo ufficiale che ho creato su Facebook. Sapete meglio di me cosa fare per rendere importante quest’iniziativa.

Voglio credere.

Credere di poter cambiar qualcosa.

P.S.

Qua trovate la parte 2 dell’iniziativa

http://albyok.altervista.org/pensoscrivo/


Foto di cacciamarri

lunedì 15 febbraio 2010

domenica 14 febbraio 2010

Memorie di una Geisha.

San Valentino è forse l'occasione per guardarsi indietro. Come il Natale, il giorno del compleanno, la Domenica delle Palme, il rientro dalle vacanze o il primo giorno di convalescenza insomma la riflessione sulla vita è latente. A forza di riconsiderare gli accadimenti una cosa l'ho capita, c'è un aspetto di me che non consente alle relazioni (rammento al lettore che il plurale è in uso a partire anche solo da 2) di sopravvivermi, mi annullo. Tendo a mettermi in discussione su tutto e a pensare che sia più facile che a proporre la soluzione migliore sia sempre l'altro. Ecco è questo il minimo comune denominatore fra i miei fallimenti amorosi, non averci creduto abbastanza. Non aver creduto che potesse funzionare anche a dispetto di qualcuno o qualcosa. Una storia d'amore va vissuta dall'interno e non dall'esterno. Quel che appare può non essere necessariamente quel che è. O non essere altrettanto importante.

Happy Valentine.

venerdì 12 febbraio 2010

IL FUTURO DEI BAMBINI NON FA RIMA CON GELMINI




IL FUTURO DEI BAMBINI NON FA RIMA CON GELMINI - il rap di Enea - Assalti Frontali

giovedì 11 febbraio 2010

Una babysitter da favola (Need a babysitter today?)

Le favole del Fiocco Gigante | 11

Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano di lontano a dargli una leccatina.
Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato.
Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di gelato al cioccolato, il piu buono.
Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva. I vetri erano di gelato alla fragola, e si quagliavano in rivoletti rosa.
- Presto, - gridò la guardia, - più presto ancora!
E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro.
- Una poltrona! - implorava una vecchiettina, che non riusciva a farsi largo tra la folla, - una poltrona per una povera vecchia. Chi me la porta? Coi braccioli, se è possibile.
Un generoso pompiere corse a prenderle una poltrona di gelato alla crema e pistacchio, e la povera vecchietta, tutta beata, cominciò a leccarla proprio dai braccioli.
Fu un gran giorno, quello, e per ordine dei dottori nessuno ebbe il mal di pancia.
Ancora adesso, quando i bambini chiedono un altro gelato, i genitori sospirano: - Eh già, per te ce ne vorrebbe un palazzo intero, come quello di Bologna.

Il palazzo di gelato. (Gianni Rodari, Favole al telefono)

Baciami ancora. Ancora




http://oprisco.com

mercoledì 10 febbraio 2010

Un secondo di una notte

Quella sera i capelli neri le si scioglievano in una pozza d'inchiostro in cui ci si specchiava.
La città alle 3 di notte è vuota, i semafori che lampeggiano la rendono una grande discoteca senza rumori, la città è vuota, ma se incontri qualcuno stai pur certa che ti riempirà i pensieri.
Qualcuno non vide quella pozza, e dopo averci messo un piede, non ne uscì più, si tinse di blu profondo, ruvido, saporito, all'odore di muffa, che ti entra nel naso e rimane in gola .
é una caduta verticale come quelle poco prima di addormentarsi, durò un secondo, il tempo di scrivere queste parole.

Topogigio in Strapazzami di coccole. Ovvero ilcaso, lanotte, l'insonnia ;-)

venerdì 5 febbraio 2010

In partenza per il week-end…

È arrivato venerdì.

Questo fine settimana Mammotta e Papone hanno deciso di andare al mare con le loro piccole Pansottina e Smarties.

Mentre Mammotta prepara i bagagli e Papone (detto anche Principe Cavallo) prepara la macchina, Pansottina chiede curiosa: "Mamma, dov'è Papone?".
Mammotta: "È sceso a caricare la macchina".
Pansottina: "Perché si è scaricata?"


giovedì 4 febbraio 2010

Confronto.

- Mamma l'Universo è infinito?
Lo osservo paziente non manca poi molto alla scoperta dei motori di ricerca.
Riprende - Lo sai perché te lo chiedo? Per l'insonnambulità.
Lo sguardo attonito tradisce la difficile elaborazione dell'appreso che ho in corso.
Mi aiuta a capire, - Il motivo perché non dormo. Speriamo che quando sarò grande me lo dimenticherò.
Non so da dove cominciare. Dallo spiegare i confini- non confini dell'Universo? Dal correggere gli errori? Dal preoccuparmi della sua insonnia a singhiozzo (solo qualche sera)? Dal liberarlo di tutta questa fiducia nel lieto fine della vita?

mercoledì 3 febbraio 2010

Gente insospettabile by Insopportabile.

Gente insospettabile.

Contatti digitali, forse impersonali, per interposta tastiera,
permettono di sfiorare vite d’altri,
divertenti e accattivanti,
di allegra gaiezza o di devastante tristezza,
contatti profondi di nuovi e abissali mondi,
o fatui e volatili di vecchi e prevedibili fossili.
E’ un mondo di splendide donne che si nascondono
per paura di essere giudicate per il seno e non per il senno,
uomini seri che vogliono svagarsi,
senza per questo necessariamente fare i galletti,
ma anche tragiche maschere pacchiane o barocche
di gente triste, spenta e aspiranti gnocche.
In tutto questo mare confuso una cosa è certa e sicura:
quello che si scrive rimane a memoria futura.
Ispirato dal tweet
“C’è tanta gente profonda dietro apparenze superficiali,
basta grattare il primo strato per stupirsi.”

https://twitter.com/insopportabile
http://insopportabile.blog2.tiscali.it/2010/01/26/gente-insospettabile/

martedì 2 febbraio 2010

Invece il cento c’è



Il bambino è fatto di cento.
Il bambino ha cento lingue
cento mani cento pensieri
cento modi di pensare di giocare e di parlare
cento sempre cento modi di ascoltare di stupire di amare
Cento allegrie per cantare e capire
cento mondi da scoprire
cento mondi da inventare
cento mondi da sognare.
Il bambino ha cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c'è
e di cento gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l'immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose che non stanno insieme.
Gli dicono insomma che il cento non c'è.
Il bambino dice:
invece il cento c'è.


Invece il cento c’è, Loris Malaguzzi

lunedì 1 febbraio 2010

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Di solito quando arrivo in palestra spingendo i maniglioni antipanico delle porte con tutte le forze e con i piedi puntati per far leva trovo NonnaRagno che mi aspetta, giovedì però non c'era. Niente di grave solo che Lozioexpiccolodifamiglia forte di essere quello meglio titolato in famiglia ha sentenziato che Hulko non si applica durante gli allenamenti perché c'è lei ad assistere. La restrizione non durerà a lungo, che sappia io infatti con la laurea in architettura non puoi operare neanche un'ernia, quindi se tanto mi dà tanto, lunedì NonnaRagno torna a tessere la sua ragnatela sugli spalti. Mi sono così avvicinata all'altra nonna-tronfia che assiste il nipote agli allenamenti di basket per socializzare ma anche solo per trovare un po' di calore nell'inverno gelido. Abbiamo chiacchierato coperte dal rumore dei palleggi e subito dopo si è aggiunta un'altra mamma. "Il mio fa questo...", "Il mio fa quello..." "Anche il mio era così..." "Vedrai che poi cambia..." Insomma il solito conversare. Ad un certo punto però la nonna-tronfia sorride divertita del fatto che io fossi la mamma del giocatore della taglia più grande e lei di quello con la più piccola. Insomma alle solite, "Quanto è alto il papà?" (E chi lo sa, sarà anche cresciuto sono mesi che non lo vediamo. Per inciso.) "Quanto sono alti i nonni?" E io a snocciolare cifre, misure o anche solo supposizioni. "Lo Zioexpiccolodifamiglia è quasi 1,95mt, il PapàX è 1,87mt, lo ZioLatente 1,90mt...e io...e LaZia...e le nonne...". L'altra mamma si sente di dovermi far sapere che lei è un'altezza media ma che il marito è proprio basso di statura. Ecco io lì, proprio lì, avrei voluto dirle che sbagliava prospettiva, perché non è 'l'altezza' ma la 'profondità' che si deve valutare nell'uomo che si ha accanto.